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Sir Mordred – Un cattivo ad ogni costo

Quando si parla di Sir Mordred, la prima cosa che corre alla mente è la Materia di Bretagna. Per chi non conoscesse questo termine, con esso si indicano le raccolte di leggende, miti e racconti nati nelle terre d’Albione e della Bretagna, che hanno come personaggi principali Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda.

Vi chiederete perché, in questo momento, io voglia approfondire la figura di Sir Mordred anziché quella di Re Artù, da molti considerata ben più edificante.

La verità è presto detta: mi sono trovato a riascoltare, dopo tanto tempo, una vecchia canzone dei Blind Guardian.
Vi ricordate di Mordred’s Song?

Ecco. A seguito dell’ascolto della canzone, ho deciso di mettere mano ad alcuni testi sulla figura di Sir Mordred per capire meglio il personaggio e una cosa mi è subito saltata all’occhio: questo cavaliere è stato, a tutti gli effetti, obbligato ad essere il cattivo. Un cattivo ad ogni costo.

Ma andiamo con ordine e partiamo dal momento in cui Sir Mordred era solo un “povero” cavaliere.

Origini del personaggio di Sir Mordred

Nato sotto il Sole, il nascituro cercherà il fondamento dell’onore e sarà fortificato dalla sua rettitudine.

Prima di essere il cattivo delle storie legate al mito arturiano, Mordred era un eroe.
Il suo personaggio, a seguito delle continue modifiche e dei numerosi stravolgimenti che tali miti hanno avuto nel corso dei secoli, ha subito dei profondi cambiamenti. In principio, infatti, Sir Mordred non era il frutto dell’amore incestuoso tra Re Artù e la sorella Morgause, bensì figlio della stessa sorella con Re Lot delle isole Orcadi.

Giunto alla corte del re, gli venne affidato il compito di gestire il regno di Artù, mentre questi era lontano dal trono e impegnato nella campagna militare contro l’imperatore romano Lucio Tiberio. Fu proprio durante la reggenza che, come riportato nella Historia Regum Britanniae di Goffredo di Monmouth, Mordred divenne il cattivo che la storia ricorda.

La leggenda trascritta in questa cronaca narra di come, a seguito della partenza di Artù, Sir Mordred fece prima imprigionare e poi sposare la regina Ginevra. Infine, arrivà a usurpare il trono del suo re che, come potrete immaginare, non la prese bene. Lo scontro tra i due culminò nella Battaglia di Camlann, dove entrambi trovarono la morte.

È interessante prendere in esame questa battaglia. Le prime testimonianze scritte in cui viene menzionato tale scontro sono gli Annales Cambriae. Si tratta un testo redatto intorno al 970 in cui vengono riportati i nomi di Merlino, Artù e dello stesso Mordred. In questa cronaca, tuttavia, troviamo i nomi di Artù e Mordred tra i valorosi cavalieri caduti in battaglia. Non viene, dunque, specificato in alcun modo che essi fossero opposti l’uno all’altro durante lo scontro. Certo non si può non considerare la scarsa attendibilità del testo stesso, avendo esso subito varie modifiche durante gli anni, tra cui l’aggiunta di nomi ed eventi avvenuti circa cinque secoli prima. Ciononostante, vogliamo credere che questi personaggi siano effettivamente esistiti.

Campo di battaglia di Camlann

Ma come mai Sir Mordred è diventato il cattivo?

Nato sotto la Luna, il nascituro si imbatterà nella tentazione e cercherà potere nei luoghi oscuri del cuore.

Come spesso accade quando un racconto passa di mano in mano nel corso dei secoli, le vicende possono essere modificate in maniera sostanziale. Ogni nuovo autore ha aggiunto qualcosa di proprio alla storia. Cambiano le necessità narrative, vengono mitizzati personaggi e altri vengono forzatamente resi negativi.

Sir Mordred, come un novello Edipo o Bruto, desidera la morte del padre. In lui Sir Thomas Mallory decise di concentrare tutti i peggiori sentimenti e le più vili azioni, almeno secondo il modo di pensare e di vivere dell’epoca. Il lavoro di Mallory consistette nella raccolta, ricostruzione e rielaborazione di tutti i testi (britannici e francesi) sulla vita di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda. Tale fatica culminò nella pubblicazione di La Morte di Artù, testo fondamentale da cui tutti hanno successivamente tratto ispirazione per parlare del personaggio.

Roso da sentimenti di invidia e odio, egli si macchia dell’assassino di alcuni cavalieri della corte del re: Sir Lamorak viene ucciso per una faida familiare e Sir Dinadan perché, durante una giostra, aveva avuto l’ardire di disarcionare Mordred.

Dopo queste efferatezze, il cavaliere diventa traditore degli amici e della patria, rendendo pubblica la tresca amorosa di Ginevra con Lancillotto e obbligando così il Re ad esiliare il suo campione. La vicenda porta anche allo scoppio di una guerra civile. Durante gli scontri tra Artù e Lancillotto in terra di Bretagna, Sir Mordred sale al trono come reggente e tenta di sposare Ginevra, ma ella gli sfugge e si rifugia nella torre di Londra. A seguito del ritorno in patria di Artù, i due si scontrano e muoiono l’uno per la mano dell’altro.

Il punto fondamentale di tutto questo discorso è che, sostanzialmente, Sir Mordred non possa che essere cattivo. Egli, fin dalla nascita, è chiamato ad opporsi alla forza costruttiva del padre/zio Artù.
In lui manca del tutto la possibilità di ricorrere al libero arbitrio.

Le sue azioni sono predeterminate e non può far nulla per opporsi ad esse. Anche nell’ultimo atto della sua storia, la Battaglia di Camlann, egli è conscio della sua sconfitta ben prima dell’inizio dello scontro. Non ha mai avuto altra scelta se non quella di essere il cattivo ed io, personalmente, non riesco a considerarlo davvero colpevole delle proprie azioni. D’altronde, il Fato sembra proprio non avergli concesso alcuna possibilità di redenzione.

Artù e Mordred sul campo di battaglia

Un “Sir Morderd” come antagonista nelle vostre storie?

Perché dovreste usare un “Sir Mordred” nelle vostre storie?
Se avete avuto modo di leggere l’articolo su Caponata Meccanica, vi sarete senza dubbio accorti di come, anche questo personaggio, possa rappresentare una sorta di nemico specifico ed interessante per determinate campagne.

Nell’articolo si fa riferimento alla figura di Riccardo III, gobbo e deforme, ma dotato di uno straordinario acume. Sir Mordred è un cavaliere forte, scaltro, abile nell’ordire oscure trame e tradimenti, talvolta persino maestro di magia. Eppure, fin da subito, dovrebbe essere mostrato il suo carattere di figura dannata dal fato, come abbiamo detto poco fa. Dovessi usare un termine inglese per definirlo, userei la parola “doomed“.

Questo suo essere destinato all’insuccesso, gli conferisce una sorta di aura di tristezza e amarezza che ammanta ogni sua azione. Quello che compie, troppo spesso, va contro la sua vera morale ma, essendo mosso dal Destino, egli è obbligato ad esserne schiavo.

Il vero nemico di una campagna contro il “Mordred” di turno dovrebbe, quindi, essere l’immanenza del Fato, oscuro e malvagio, che si oppone ai personaggi. A fare da tramite tra essi è il destino vi è, per l’appunto, il cavaliere. Mentre tratteggerete la psicologia del personaggio dovreste, dunque, tenere sempre a mente il dualismo del “vorrei fare diversamente ma non posso” e “potrei fare diversamente ma non so se voglio”.

Questo regalerà, al vostro antagonista, una personalità sfaccettata ed interessante che potrete sfruttare durante la campagna: inizialmente, egli potrebbe essere alleato dei personaggi per poi, alla fine, essere costretto a tradirli a causa delle trame prestabilite dal Fato.

Conclusioni

Il personaggio di Sir Mordred ha sempre avuto una forte presa nell’immaginario collettivo.
Un esempio su tutti è costituito dal Divino Poeta, affascinato da questa figura a tal punto da relegarlo nel Cocito come modello di traditore della patria.

[…] non quelli a cui fu rotto il petto e l’ombra 
con esso un colpo per la man d’Artù […]Inferno, Canto XXXII. Dante Alighieri

La presenza del cavaliere nella Divina Commedia pone l’attenzione su come, questo personaggio, fosse già conosciuto nell’Italia del XIV secolo.
Ma non fu solo Dante a rimanerne colpito. Anche Alfred Tennyson, nel suo poema Idilli del re, concedette spazio alla figura di questo cavaliere in due dei dodici poemi di cui compose il libro.

Appare perfino nella serie di libri de La Torre Nera di Stephen King ma, a tal proposito, la parola al mio collega che ve ne parlerà tra qualche settimana.

A livello personale, ho sempre preferito la sua figura a quella di Lancillotto perché egli mostra, in tutto e per tutto, quello che erano realmente i cavalieri: persone in armatura che saccheggiavano e uccidevano. Oltre a Mordred, solo altri tre cavalieri sono stati capaci di restarmi nel cuore: Galahad, Parsifal e Bors.
Ma questa è un’altra storia.

1 Commento

  • Leonardo Gallori
    Posted 24 Maggio 2020 at 17:16

    “Mordred, perché hai fatto quello che hai fatto?”
    “Ah, perché è il mio ruolo nella storia.”

    Impersonare il Male, essere il Nemico, l’Antagonista, l’elemento perturbatore. È il suo compito, la parte che gli è stata assegnata in quella grande recita che il mito arturiano. Non ci sarebbe tanta bellezza se non ci fosse Mordred. A cosa servirebbe la “purezza” di Ginevra, senza Mordred a farne scempio? Che senso avrebbe Lancillotto, con il suo incarnare l’essenza del “Cavaliere”, se Mordred non lo svelasse per quello che è, solo un uomo? E la morte di Artù, non sarebbe forse solo un capriccio, se non la provocasse Mordred?
    Il suo ruolo è il più difficile, il suo cammino più tortuoso. E quando calerà il sipario non ci saranno applausi per Lui.

I commenti sono chiusi.

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