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Il Barone Harkonnen – Un’icona

Il Barone Vladimir Harkonnen, fin dalla sua prima apparizione avvenuta nel romanzo Dune del 1965, è, nell’immaginario collettivo dei consumatori di fantascienza, un antagonista da temere e soprattutto impossibile da dimenticare.  

Il barone diventa fin da subito un personaggio che si imprime con forza nelle nostre menti. È dotato di una mente calcolatrice e perversa ed è privo di qualunque morale e remora. È affamato di potere quasi più che di tutti quei piaceri carnali dei quali, tuttavia, non si priva.

Prima di proseguire nella lettura vorremmo informarvi che l’articolo contiene SPOILER sia sui vari film che sui romanzi. Chi non ha avuto modo di vedere e leggere il tutto e non vuole rovinarsi la sorpresa, è meglio che si fermi qua! Vi abbiamo avvertiti!

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Una mente intrigante e traditrice in un corpo corrotto

Il Barone Harkonnen ci viene presentato, con poche ed esperte pennellate, in tutto il suo terribile splendore. Chi legge lo incontra, per la prima volta, mentre parla con il suo mentat (“computer umani”), Piter de Vries. Nulla è nascosto al lettore di quello che sta per succedere. Cominciando la lettura di Dune scopriamo subito che c’è una congiura in corso. Qualcuno cadrà, lo sappiamo, e le cose nell’intero universo non saranno mai più come prima. Tutto grazie alle macchinazioni di questo personaggio di spicco. La mente dietro la caduta di casa Atreides e la morte del duca Leto, è proprio il patriarca di casa Harkonnen. La sua presenza è soffocante nella sua mastodontica immanenza. 

Il Barone è l’eminenza grigia che si muove, con inaspettata grazia, sulla scena politica di Dune. Spietato fino all’inverosimile, corrotto e corruttore, questo gigante si muove sul palcoscenico che intrattiene l’imperatore Shaddam IV fino all’inevitabile conclusione di questo dramma. 

Membro del Landsraad, il consiglio delle Grandi Casate, come capo indiscusso di casa Harkonnen, il Barone ha ottenuto considerevole potere attraverso ricatti, omicidi e favori elargiti agli altri membri. Tutti tranne casa Atreides gli sono in qualche modo debitori. 

Una volta uomo bello e desiderato, adesso è una montagna di carne che si muove solo grazie ad una tuta appositamente preparata che gli permette di gravitare. Apparato che sembra una cruda caricatura delle stillsuits dei Fremen.      

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Barone Harkonnen Dune 2021

Gli estremi opposti dello spettro: Il Barone Harkonnen e il Duca Leto Atreides

La linea che divide il Duca ed il Barone è marcata e riconoscibile.
Da una parte abbiamo l’onore e l’amore per la famiglia che va anche oltre il principio della ragion di stato. Leto ama infatti Jessica, la sua concubina, e per questo non cerca, almeno attivamente, un matrimonio politico che lo porterebbe sul trono imperiale. Il Duca è inoltre un governatore illuminato ed amato dal suo popolo e dai suoi soldati che per lui daranno la vita…

Dall’altra l’ingordigia – perfettamente resa anche nell’aspetto fisico – la malvagità fatta persona, il governante seguito non per lealtà ma per puro terrore. Sadico nel modo in cui si propone sia ai nemici che ai membri della sua corte. 

Quello che non può raggiungere onorevolmente, il Barone Harkonnen se lo prende con ogni mezzo. Due figure opposte che compongono due facce della stessa medaglia: quella del potere che corrompe o distrugge. 

Casa Atreides diviene immensa grazie alle imprese di Paul dopo la morte del padre, ma solo grazie al Barone. Senza di lui, infatti, il Duca e la sua famiglia non avrebbero mai lasciato Caladan dando inizio agli eventi che porteranno un Atreides sul trono imperiale dopo la caduta di casa Corrino.  

Senza la sua opera nell’ombra le grandi Case non avrebbero voltato il viso dall’altra parte quando casa Atreides cadeva. Certo le grandi Case non sanno che l’Imperatore è dietro all’attacco del Barone, ma non se ne curano nemmeno visto che non sono state minacciate personalmente e tantomeno nei loro possedimenti.  

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Barone Harkonnen e Atreides

La quintessenza del Rivale

Vladimir Harkonnen è il rivale che ogni eroe merita. Paul è tanto grande nel suo squisito binomio di giovane uomo – umano secondo il Gom Jabbar della Reverenda Madre –  ed eletto chiamato a guidare la nuova Jihad solo nella misura in cui il suo nemico giurato è immenso. 

Nelle pagine del libro, fino al momento della sua morte, impariamo a conoscere un uomo di incommensurabile oscurità, sia morale che psicologica. Un cattivo per il quale non si può provare empatia. Non ha alle spalle una storia struggente che potrebbe portare il lettore a comprendere, almeno in parte, le sue azioni. Crudele per il semplice gusto di esserlo, la sua violenza è molte volte fine a se stessa se non diviene lo strumento usato per ottenere quello che vuole.  

Un personaggio difficile da riportare sul grande schermo per via dei suoi numerosi vizi e della sua ferocia ma che ha preso vita per ben quattro volte, che hanno rischiato di essere cinque se il progetto di Jodorowsky avesse visto la luce. 

I diversi volti del Barone Harkonnen

A metà degli anni Settanta il regista di culto Alejandro Jodorowsky cercò di portare sullo schermo l’opera di Frank Herbert. Con la sua narrazione psichedelica e visionaria avrebbe creato una versione di quattordici ore con troppe libertà narrative. Per questo progetto Jodorowsky voleva Orson Welles nei panni del Barone. Il progetto fu abbandonato dopo anni di pre-produzione a causa di problemi finanziari.    

Nella versione degli anni ottanta di David Lynch, film ormai immortale anche se dalla storia travagliata; sbagliato sotto molti punti di vista, eppure epocale forse anche per il fatto che fece fallire Dino De Laurentiis, è stato interpretato dall’attore americano Kenneth McMillan. 

In questa trasposizione il barone diviene, se possibile, ancora più sconvolgente. Il puro sadismo che scorre nelle vene di questo personaggio ci viene offerto senza censura alcuna fin dalla prima volta che lo vediamo sullo schermo. 

Una figura grottesca ed inquietante su una sedia nera che ricorda fin troppo quella di un dentista, sottoposto alle amorevoli cure dei suoi medici che cercano di fermare l’avanzata delle pustole sul suo volto. A differenza del libro, nella versione di Lynch la vendetta della reverenda madre per lo stupro subito è ancora più debilitante. Non solo il suo corpo si sta gonfiando a dismisura, ma anche il volto di cui una volta il barone andava così fiero viene distrutto lentamente dalla malattia. 

L’intera scena non cerca neppure di negare la propria natura altamente sensuale e sessuale. Nel rispetto del più classico Show, don’t tell scopriamo qualcosa in più del barone. Le sue preferenze, il modo in cui la violenza in ogni sua forma lo ecciti e forse anche qualcosa di più nella reazione di Feyd, come se quel sorriso appena accennato, in completa opposizione con la risata sguaiata di Rabban, nascondesse un’oscura verità che lo spettatore non vuole davvero conoscere e che il lettore forse già immagina. 

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Il Barone Harkonnen nella miniserie

Negli anni duemila le miniserie Frank Herbert’s Dune e Children of Dune vedono la luce. Pur non apportando niente di nuovo alla saga, né dal punto di vista artistico, né da quello esplicativo, hanno comunque il pregio di aver avvicinato nuovi fan all’opera di Herbert. In questo caso il Barone è stato interpretato dall’attore inglese Ian McNeice. Vladimir Harkonnen torna ad essere più fedele al libro, almeno da un punto di vista fisico. La prima delle due miniserie non si sofferma molto sul suo personaggio, è nella seconda che impariamo ancora qualcosa di nuovo. 

Se pensavamo di esserci liberati di lui con la sua morte per mano di Alia, sorella minore di Paul, abbiamo commesso un errore. Mentre la sua presenza non è più fisica, una terza generazione di Atreides ha a che fare ancora con il Barone. 

Alia nasce con tutti i poteri di una Reverenda Madre, ma c’è un motivo per cui l’ordine Bene Gesserit la teme. Ai loro occhi Alia è un’aberrazione e purtroppo non hanno tutti i torti. Come ogni Reverenda Madre può accedere a conoscenze passate fino ad entrare in contatto con persone vissute anche millenni prima di lei. C’è però una mente che più di ogni altra si aggrappa alla sua e lentamente arriva a possederla. 

Il Barone Harkonnen sfrutta questa possibilità come solo un abile manipolatore può fare. A poco a poco diviene un confidente per Alia, un amico che in cambio di preziosi consigli chiede solo di poter essere vicino alla sua volontà quando Alia giace con i suoi amanti che ben presto si trasformano in giovani uomini scelti dal Barone stesso. 

La Vendetta del Barone

La vendetta più dolce. Il Barone non ha potuto fare niente per fermare Paul e allora si prende Alia, la corrompe fino al punto da renderla irriconoscibile. La trasforma in una perfetta Harkonnen, sfruttando il sangue che le scorre nelle vene. Vediamo così quanto Alia diventi la perfetta sintesi tra Feyd-Rautha e il Barone stesso, tutto nello splendido corpo di una Atreides. 

Questo era da sempre il piano delle Bene Gesserit. Una femmina Atreides che unitasi ad un maschio Harkonnen, presumibilmente Feyd-Rautha, desse vita all’Essere Supremo (Kwisatz Haderach) che a differenza di Paul sarebbe stato sotto il loro completo controllo. 

Senza questo fine la nascita di Alia diventa una variante incontrollata nell’universo, fino a renderla facile preda della vendetta del Barone Harkonnen che anche da morto può almeno gloriarsi di essersi preso la vita di una figlia del duca Leto. 

In questa sua evoluzione il Barone diviene ancora più potente. Senza i limiti di un corpo martoriato, il solo modo per spezzare la sua influenza sul presente è che Alia muoia. La giovane donna, in un ultimo momento di lucidità, quando ottiene il controllo sulla sua mente per l’ultima volta, si uccide per distruggere una volta per tutte il vecchio nemico. 

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Conclusioni

Come abbiamo visto, l’evoluzione del personaggio del Barone Harkonnen è frutto dei tempi. Da carismatico e crudele antagonista alla nascita, diviene un sadico edonista che non nasconde le sue pulsioni negli anni Ottanta, dove tutto era consentito, fino a divenire il manipolatore che vive nell’ombra ad inizio del nuovo millennio. 

Come in tutte le curve evolutive c’è un apice prima della discesa. In questo caso potremmo affermare che il culmine della suo sviluppo si abbia con l’opera di Lynch fino all’inevitabile involuzione a cui abbiamo assistito con Dune di Denis Villeneuve del 2021. 

Il Barone, che adesso ha le fattezze di Stellan Skarsgård, torna ad essere una montagna umana il cui volto non è più sfigurato. Il suo manierismo è raffinato. Nasconde le sue pulsioni dietro una maschera di squisita e falsa gentilezza. Anche l’incontro con la Reverenda Madre è un’affettata messinscena in cui tutti sono civili mentre in realtà tutti i presenti si odiano per un motivo o per l’altro. Si trasforma, sotto i nostri occhi, in un viscido uomo d’affari e sembra quasi che il feudo millenario tra Atreides ed Harkonnen sia solo un mero fatto economico. 

Anche questa nuova versione è figlia dei tempi. Epurato di tutti quegli aspetti che lo renderebbero un personaggio troppo estremo a facilmente attaccabile da quella parte di pubblico che non riesce a contestualizzare, distogliendo l’attenzione dall’opera per focalizzarla su di lui, il nuovo Barone è in qualche modo asettico ma perfetto per la rappresentazione che Villeneuve sta creando. 

È un DUNE diverso e dunque anche i personaggi vengono riletti e rielaborati. Cambia il palcoscenico su cui ci si muove. La scena politica raccontata da DUNE assume significati diversi per lo spettatore moderno ed è giusto che le nuove generazioni possano, come già successo in passato, fare propri i personaggi ed analizzarli con gli strumenti a portata di mano.      

Detto ciò, ognuno di noi ha le proprie idee e le proprie motivazioni, dunque la domanda è d’obbligo: qual è il Barone che preferite?    

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