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Maus bandito da scuola perché troppo “volgare”: l’importanza dell’orrore

Il famoso fumetto Maus di Art Spiegelman viene bandito da una scuola media del Tennessee perché contiene nudo e volgarità. Perché questa decisione è agghiacciante e perché è importante conoscere l’orrore dell’Olocausto.

Content Warning: questo articolo parla dell’Olocausto con linguaggio esplicito.

La notizia di una scuola del Tennessee che decide di bandire Maus non è girata tanto quanto altre notizie.
Per le polemiche inventate sulla (inesistente) crociata del “politicamente corretto” contro Biancaneve, per le parole di Peter Dinklage sui sette nani, per la Sirenetta caraibica e per Billy Porter nei panni della Fata Madrina tutti i quotidiani nazionali spendono fiumi e fiumi di parole. Quando Via col vento ricevette un disclaimer che spiega la visione distorta della schiavitù negli USA, si urlò alla censura.

Ebbene, questa volta la censura è stata fatta davvero. E non è opera del “politicamente corretto”, o della “cultura woke” (qualsiasi cosa sia). È opera, lasciatemelo dire chiaramente, delle sole persone che fino ad ora hanno veramente censurato qualcosa: i conservatori. E, nello specifico, la destra repubblicana, razzista e antisemita degli Stati Uniti, di cui abbiamo avuto il dispiacere di parlare anche riguardo all’informazione geek.
Vediamo in breve cosa è successo questa volta e perché siamo di fronte a una situazione molto grave.

Art Spiegelman, autore di Maus. Foto di Bertrand Langlois/AFP
Art Spiegelman, autore di Maus. Foto di Bertrand Langlois/AFP

Cos’è e di cosa parla Maus?

Per chi non lo conoscesse, Maus è un fumetto scritto e disegnato da Art Spiegelman.
Spiegelman è un fumettista e illustratore ebreo, che per scrivere Maus ha intervistato il proprio padre, ebreo polacco sopravvissuto all’Olocausto. In tal senso, Maus è un’opera di non-fiction, ossia non incentrata su una trama, poiché il fumetto si svolge come un dialogo tra Spiegelman e il padre.
La storia alterna tra il racconto del presente, e quindi del rapporto difficile tra Spiegelman e suo padre, e il racconto del passato, in cui il padre ricorda gli anni Trenta e la propria esperienza in un campo di concentramento nazista.

Maus si caratterizza per uno stile si disegno molto preciso e attento nella rappresentazione dell’ambiente e dei luoghi, che contrasta con la rappresentazione astratta degli esseri umani, resi come animaletti antropomorfi.
Per Maus, Spiegelman ha vinto un Premio Pulitzer e diversi altri riconoscimenti. Il fumetto è a oggi riconosciuto come una delle opere più importanti degli ultimi 50 anni ed è considerato un classico non solo del fumetto contemporaneo, ma anche nella letteratura contemporanea in generale.

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Il commento di Neil Gaiman alla censura di Maus
Il commento di Neil Gaiman alla censura di Maus

Perché bandire Maus?

Il 10 gennaio 2022, una scuola del Tennessee, la McMinn County School, ha bandito Maus dalla propria scuola. La decisione è stata presa dal consiglio direttivo all’unanimità, con 10 voti a favore del bando.
Le motivazioni ruotano attorno alla presenza di “parolacce” e di immagini di nudo.
Potrete trovare una trascrizione della riunione del consiglio direttivo a questo link. Qui riporteremo le parti più salienti.

Cosa ha detto Tony Allman

Why does the educational system promote this kind of stuff, it is not wise or healthy. […]
I am not denying it was horrible, brutal, and cruel. It’s like when you’re watching tv and a cuss word or nude scene comes on it would be the same movie without it. Well, this would be the same book without it… If I had a child in the eighth grade, this ain’t happening. If I had to move him out and homeschool him or put him somewhere else, this is not happening.

“Perché il sistema educativo promuove questa roba, non è né saggia né sana… Non sto negando che [l’Olocausto] fosse orribile, brutale e cruento. È come quando guardi la TV e saltano fuori parolacce e scene di nudo, e il film sarebbe stato lo stesso anche senza di loro. Ecco, questo sarebbe stato lo stesso libro anche senza queste cose… Se avessi un figlio alle medie, non lo farei accadere. Anche se dovessi spostarlo o educarlo a casa o metterlo da qualche altra parte, non lo farei accadere.”

Cosa ha detto Mike Cochran

I never had a book with a naked picture in it, never had one with foul language […] So, this idea that we have to have this kind of material in the class in order to teach history, I don’t buy it. […]
A lot of the cussing had to do with the son cussing out the father, so I don’t really know how that teaches our kids any kind of ethical stuff. It’s just the opposite, instead of treating his father with some kind of respect, he treated his father like he was the victim. […]
We don’t need this stuff to teach kids history. We can teach them history and we can teach them graphic history. We can tell them exactly what happened, but we don’t need all the nakedness and all the other stuff.

“Io non ho mai avuto un libro con una foto di nudo, non ne ho mai avuto uno con linguaggio volgare. […] Quindi, questa idea di dover avere questo genere di materiale in classe per insegnare storia non la bevo. […]
Gran parte del linguaggio volgare c’entrava con il figlio che insultava il padre, quindi non so davvero come questa cosa insegni ai nostri figli l’etica. È proprio l’opposto, invece di trattare il padre con rispetto, lo tratta come se fosse lui la vittima. […]
Non ci serve questa roba per insegnare storia ai bambini. Possiamo insegnare loro storia e possiamo insegnare loro storia grafica. Possiamo dire loro esattamente cosa è accaduto, ma non ci serve il nudo e tutta quell’altra roba.”

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Le "scene di nudo" di Maus
Le “scene di nudo” di Maus

Alcune impressioni personali sulla vicenda

Da parte mia, leggendo l’estratto della seduta in cui si è deciso di non usare Maus nel curriculum, ho avuto due impressioni principali.
La prima è stata che i membri del consiglio avessero come preoccupazione principale il non finire nei guai con i genitori dei loro alunni. Chissà che qualche genitore non decidesse di portare la scuola in tribunale perché “insegna ai bambini le parolacce” e “fa vedere loro immagini di nudo”. Non sarebbe una situazione impossibile, negli USA.
Ciononostante, non voglio giustificare il consiglio direttivo, poiché mi pare anche che i membri lì presenti fossero così ossessionati dal far rispettare delle frivole regole di comportamento da non saper leggere Maus contestualizzandolo. In questo caso, è evidente che per loro la forma è di gran lunga più importante del contenuto.

Un esempio di vera “cancel culture”

Quando mi ritrovo a parlare della supposta “cancel culture”, mi trovo spesso a dire che quello che i giornali recepiscono come un “cancellare” di solito è solo una richiesta, da parte di qualche gruppo marginalizzato, di prendere in considerazione il punto di vista di una minoranza, o di riflettere sul modo in cui certe storie trattano le minoranze.
In questo caso, invece, stiamo assistendo a una vera “cancel culture”: si silenzia la testimonianza (reale) di una persona appartenente a una minoranza oppressa, per una ragione totalmente frivola.

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L'orrore dei forni crematori
L’orrore dei forni crematori

Perché Maus fa bene a raccontare l’Olocausto in maniera grafica e cruda?

Perché l’Olocausto non è una fiaba. Non c’è nulla di educato o di family friendly nell’Olocausto. L’Olocausto è una parte agghiacciante della nostra storia, che dovrebbe farci venire la pelle d’oca quando la studiamo.
Va bene cercare di non traumatizzare i bambini delle elementari, quando si parla della Shoah. Tuttavia, arrivati già in terza media, non c’è motivo di censurare l’Olocausto.

I “ragazzi” sono più maturi di quello che pensiamo

E se dei ragazzi e delle ragazze di terza media sono in grado di concettualizzare l’immagine di una camera a gas in cui ammazzano dei bambini, allora possiamo anche stare tranquilli che sapranno digerire un “cazzo” detto come imprecazione. O la visione di una pagina in cui dei topi umanoidi sono in fila nudi per le docce in un campo di concentramento.
Quando mi è capitato di insegnare alle medie e ho mostrato dei video sulla Giornata della Memoria, è successo che nei video comparisse un “cazzo” usato come imprecazione in un discorso accorato e sentito. Quando un alunno ha sghignazzato perché “ooooh, ha detto ‘cazzo’!”, gli altri alunni gli hanno detto “eh, perché, non hai mai sentito dire ‘cazzo’?” e sono tornati ad ascoltare il video.

L’orrore serve

Come per qualsiasi opera, anche Maus può essere introdotto con gli adeguati content warning (come questo articolo), e sicuramente è bene che la fine della lezione sia adibita a parlare di come gli alunni e le alunne si siano sentiti durante la lettura del fumetto. È fondamentale che l’argomento sia trattato dando supporto psicologico agli alunni (cosa ovviamente difficile da fare in una delle solite classi-bestiame, purtroppo).
Ma questo non significa che dobbiamo sterilizzare l’orrore dell’Olocausto. Poiché se riusciamo a provare anche solo un ventesimo dell’orrore vero provato dalle sue vittime, allora potremo capire perché, davvero, una cosa simile non deve ricapitare.
(O non dovrebbe. E noi non dovremmo rimanere indifferenti di fronte ai lager libici, o alle tendopoli di Lesbo, o ai profughi al confine con la Polonia.)

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