Perché un sacco di gente critica la traduzione di Ottavio Fatica de La compagnia dell’Anello senza averla letta? E perché non è una buona idea?

Ora, ribadiamolo: qualsiasi cosa ruoti attorno a J. R. R. Tolkien è arena di polemiche. Lo abbiamo visto spessissimo.

L’opinione sui nazisti di Tolkien genera polemiche. Il film animato su Il signore degli anelli genera polemiche. Le critiche alla vecchia traduzione italiana de Il signore degli anelli generano querele. Anche solo l’annuncio della nuova traduzione de Il signore degli anelli genera polemiche.

È normale che la nuova traduzione de La compagnia dell’anello, a cura di Ottavio Fatica e finalmente pubblicata da Bompiani, generi polemiche. Molti nomi sono stati ritradotti, alcuni migliorando e altri peggiorando (come è ovvio che sia). Le poesie sono state ritradotte e riadattate, alcune restando soavi come in lingua, altre meno.

È assolutamente normale e lecito che la nuova traduzione di Fatica non piaccia a tutti o comunque non piaccia in toto. Va benissimo discutere delle scelte del traduttore, far notare errori o imprecisioni, o proporre delle alternative proprie.

Tuttavia, noto anche che in moltissimi e moltissime stanno commentando la traduzione di Fatica per sentito dire, per le informazioni slegate dal contesto. Samwise è stato tradotto in Samplicio? Orrore! La Poesia dell’Anello traduce “lie” con “si celano”? Errorissimo, portate il cappio! Nella nuova traduzione il compleanno di Bilbo è l’undicentesimo e non il centoundicesimo? Ma scherziamo?! Il padre di Sam dice che Bilbo a suo figlio “ha imparato le lettere”? Sicuramente è un errore di Fatica perché è ignorante!

In generale, la discussione è permeata da una generale indignazione costante, spesso nemmeno supportata da una lettura diretta della traduzione di Fatica. O del testo originale. O dell’Appendice F delle vecchie edizioni de Il signore degli anelli.

Vediamo meglio queste polemiche, spieghiamo perché siano poco sensate e perché le si dovrebbe evitare.

Ottavio Fatica popolerà i vostri incubi, giudicandovi?
Ottavio Fatica popolerà i vostri incubi, giudicandovi?

Sulla traduzione di Fatica sappiamo ancora troppo poco

Tra le altre cose, c’è da tener conto anche del fatto che noi non sappiamo perché Fatica abbia tradotto La compagnia dell’anello in questo modo. Non sappiamo quale sia, esattamente, la logica dietro alle sue scelte linguistiche. Questo perché Fatica, de facto, non ha ancora aperto bocca e non ha rilasciato una singola intervista.

Conosciamo parzialmente la logica dietro alla sua traduzione de Il signore degli anelli, ossia la maggiore aderenza allo stile di Tolkien. Infatti, la precedente traduzione Alliata-Principe, come affermavano anche altri studiosi nostrani, si prendeva moltissime libertà.

Per comodità, qui ne elencheremo solo alcune. Ad esempio, spesso Vittoria Alliata ha tradotto una singola parola inglese con una coppia di termini italiani, rendendo il testo originale molto più verboso. Talvolta, ha fuso i brevi periodi di Tolkien in lunghissimi periodi ciceroniani, passando anche interi sintagmi da una frase all’altra in maniera del tutto arbitraria. Inoltre, la Alliata ha utilizzato unicamente l’italiano standard letterario (se non sapete cosa significa, date un occhio a Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo di G. Berruto, 2012!), dunque ignorando tutte le particolarità linguistiche del parlato hobbit, e specialmente di quello dei meno colti fra i mezzuomini.

Insomma, la vecchia traduzione aveva delle criticità notevoli e, per quanto scorresse bene, alcune sue scelte erano quantomeno discutibili. Quindi certamente la nuova traduzione se ne è voluta distanziare il più possibile, ignorando ciò che è stato scritto da Alliata e Principe e ripartendo da zero, basandosi solo sul testo di Tolkien.

Tuttavia, forse avremo modo di commentare meglio le scelte di Fatica dopo che questi ci avrà spiegato le proprie motivazioni. Io resto in attesa.

La nuova copertina de La compagnia dell'anello, con la traduzione di Fatica
La nuova copertina de La compagnia dell’anello, con la traduzione di Fatica

Dai primi complottismi alla Poesia dell’Anello: la traduzione di Fatica sotto attacco a prescindere

Nel magico mondo del web è da mesi che si fa terrorismo su questa nuova traduzione. Stendiamo gentilmente un velo pietoso sulle accuse, mosse da Vittoria Alliata, a Fatica di voler stravolgere il senso dell’opera tolkieniana, secondo i dettami di una misteriosa lobby LGBT.

Non linkeremo nemmeno i numerosi siti che si sono scatenati alla rivelazione della Poesia dell’Anello tradotta da Fatica. Per quanto questi versi possano essere importanti, infatti, non ha assolutamente senso giudicare la traduzione di un libro in prosa sulla base della resa di una poesia. Oltretutto, senza nemmeno beneficiare di un commento del traduttore, sulle cui affermazioni poi si sarebbe potuta costruire una critica con cognizione di causa.

Il commento alla traduzione della Poesia dell’Anello

Se qualcuno avesse avuto la decenza e il buonsenso di aspettare, avrebbe potuto leggere almeno il commento alla traduzione della Poesia dell’Anello scritto da Wu Ming 4 (che è stato lettore e consulente di Fatica in questi mesi) a questo link.

Lì, infatti, si sottolinea che la traduzione del verso “In the Land of Mordor where the Shadows lie” in “Nella Terra di Mordor dove le Ombre si celano“, che ha destato tanto scompiglio e sdegno, non è un capriccio casuale. Certamente, lie si sarebbe potuto tradurre con giacere, ma ciononostante celare non è erroneo, poiché riprende un altro significato (certamente noto a Tolkien!) di lie, ossia “to remain in a state of inactivity or concealment” (cfr. Oxford English Dictionary). Pertanto, visto che i servi di Sauron si sono de facto nascosti a Mordor per lungo tempo prima di rivelarsi, questo significato di lie ha senso nel contesto in cui è posto, e quindi anche si celano è corretto.

Eppure, prima di questa disamina, i commenti di chi condannava la traduzione di Fatica, paragonandola all’osceno lavoro fatto da Cannarsi con Evangelion, fioccavano! Oggi ne leggiamo (forse) di meno solo perché l’attenzione del pubblico si è spostata su altre questioni, di cui parleremo a breve. Tuttavia, non sono sicura di quanto i precedenti commentatori (e commentatrici) abbiano letto questa disamina, magari per farsi un’idea più chiara sulla questione.

State tranquilli che Sam sta benissimo
State tranquilli che Sam sta benissimo

Samwise tradotto con Samplicio: il nuovo spauracchio del web

Come dicevo, la Poesia dell’Anello è passata recentemente in secondo piano, soprattutto perché si sono trovate nuove questioni su cui indignarsi, spesso senza cognizione di causa.

Oggi il tema di punta è Samwise “Sam” Gamgee tradotto come “Samplicio“. “Oddio, Samplicio è bruttissimo! Ma scherziamo?! Ditemi che non è vero! CANNARSI!”

Ora, ho letto di gente, che conoscete anche voi ma di cui non farò il nome, che accusa Fatica di aver snaturato la natura del nome di Sam. Infatti, secondo queste persone, il nome Samwise dovrebbe dare l’idea di una persona saggia, appunto riprendendo il “wise” finale. Quindi Samplicio, che a noi ricorda tanto “sempliciotto”, dice l’esatto contrario!

Tuttavia, le cose stanno diversamente. Giampaolo Canzonieri, che è stato il principale consulente di Fatica per questa traduzione, ha spiegato “Samplicio” il 30 novembre, in questo articolo. Canzonieri ripercorre la storia del nome Samwise, motivando la scelta di Fatica:

Chi dovesse rimaner spiazzato dalla sostituzione di Samvise con Samplicio dovrebbe fare un salto all’ “Appendice F” e riscoprire che il nome hobbit originario di Sam, Banazîr, significa “half-wise, simple”, reso da Tolkien con Samwise rifacendosi all’Anglosassone samwís che ha un significato molto simile.

Quindi, de facto Fatica ha tradotto correttamente il nome di Sam, mantenendo anche la sillaba iniziale per poter creare il soprannome. E comunque dentro La compagnia dell’anello, Samwise/Samplicio è sostanzialmente sempre chiamato Sam, quindi non vedo come Samplicio possa attentare alla lettura del libro.

I commenti a Samplicio

Eppure, oggi la mia bacheca è intasata di commenti simili:

A sto punto è mejo “Semghei” come ne Lo Svarione degli Anelli!

Per quanto Lo Svarione degli Anelli sia un’opera spettacolare, non ci pare questo il caso.

Propongo di andare nelle librerie a censurare queste riedizioni alla Cannarsi, muniamoci di indelebile nero e via!

Sicuramente la censura e lo scarabocchiare sui libri sono ottime reazioni, per niente reazionarie, appunto.

In inglese Samwise, Sam il Saggio. Proprio Samplicio…tutto il contrario: Allora meglio Sagacio.

[…] Allora meglio Simplicio, almeno esiste

A questa, per fortuna, qualche eroe dei nostri tempi ha sapientemente risposto:

Sì, e poi ti trovi con Sim Gamgee, il nuovo operatore telefonico

Il pericolo dell’effetto nostalgia: facciamoci un’analisi di coscienza

I commenti sul web di questi giorni, purtroppo, sottolineano che noi Italiani abbiamo un problema con l’analisi critica delle tematiche.

Capisco che Il signore degli anelli sia un’opera cara a tutti e tutte noi. Davvero, lo capisco. Tolkien mi ha accompagnata per tutta la vita e ho sopportato per anni lo sdegno di ogni insegnante di italiano e inglese a cui ho detto che sì, il mio autore preferito è Tolkien. Poi all’università ho semplicemente smesso di parlare di Tolkien, perché ormai avevo imparato la lezione.

Comunque, tornando in tema, capisco che si possa essere affezionati alla traduzione della Alliata-Principe, perché certi nomi comunque funzionavano e le poesie rifatte da Principe erano belle. E, soprattutto, era la prima versione che abbiamo letto.

Le opere cambiano

Ma diciamocelo chiaramente: noi nerd siamo molto conservatori. La prima versione che leggiamo delle nostre opere preferite spessissimo è anche la sola che riconosciamo come valida. Se avete scoperto Harry Potter quando c’era ancora Tassorosso, non accetterete mai il più corretto Tassofrasso. Qualora aveste letto Harry Potter in inglese, tutti i nomi italiani probabilmente vi faranno senso. Se, come me, avete letto La pietra filosofale quando ancora c’era Pecoranera, vi sarete sentiti straniti a sentir parlare di Corvonero.

Eppure, dobbiamo accettare che le opere cambino. Le opere passano di mano, vengono lette, rilette, interpretate, re-interpretate, tradotte e ritradotte. La visione dell’opera cambierà nel corso del tempo, e anche voi inizierete ad amare i vostri libri preferiti per motivi sempre nuovi. La gente scriverà fanfiction sulle vostre opere preferite, cambiando la trama, e avrà diritto di farlo. Le cose cambiano, non c’è nulla da fare. Il solo modo per non far cambiare un’opera è non farla leggere più a nessuno.

Ora, tocca a Il signore degli anelli, che verrà ritradotto. Questo non toglierà dal commercio l’edizione Alliata-Principe. Questo non rovinerà la vostra infanzia, come a me sentir dire R2-D2 non mi ha traumatizzata dopo un’infanzia con C1-P8. Ho guardato The Clone Wars e mi sono abituata ad “Artoo”.

Effetto nostalgia: perché non ci piace la traduzione di Fatica?

La traduzione di Fatica non rovinerà nemmeno Il signore degli anelli stesso, perché esisterà sempre l’originale. Noialtri e noialtre, invece, dovremmo cercare di non farci influenzare troppo dall’effetto nostalgia, dalla vocina che grida contro ogni novità che mina la nostra infanzia perfetta.

Capiamoci, però: non dico che se soffriamo dell’effetto nostalgia siamo dei dementi. È normale e umano. Per me il Veglio rimarrà sempre “il Gaffiere”, non riuscirò a pensarlo come “il Veglio”, è più forte di me. Ma questo nuovo Veglio non sta uccidendo il Gaffiere, e soprattutto non sta uccidendo il Gaffer di Tolkien. Possiamo tenerci stretti i ricordi del nostro passato senza aver paura del nuovo.

L’importante, secondo me, è interrogarsi: abbiamo un rigetto per “il Veglio” perché non ci piace, tecnicamente parlando, come traduzione (magari preferiremmo “il Vecio”?), oppure perché non è il “nostro” Gaffiere? Non prendete le mie parole come un’offesa, ma come un invito alla riflessione.

Ottavio Fatica e Roberto Arduini al Salone del Libro di Torino, ormai due anni fa
Ottavio Fatica e Roberto Arduini al Salone del Libro di Torino, ormai due anni fa

Tutti sanno fare il mestiere di tutti: il problema dei giudizi pre-lettura sulla traduzione di Fatica

Parliamo dunque dell’improvvisa ondata di esperti di traduzione che ha travolto Facebook. Probabilmente lo scandalo di Cannarsi ha dato a tutti e tutte alcuni strumenti in più per giudicare un adattamento, motivo per cui chiunque si sente più sicuro a parlare di questo argomento. Tuttavia, quella di Cannarsi non è una traduzione, come si diceva, bensì un adattamento. Quindi, con la traduzione di Fatica, Cannarsi c’entra poco.

Allo stesso modo, c’entrano poco le opinioni e le competenze della maggior parte delle persone che commentano, nel bene o nel male, la traduzione di Fatica. Tutti possiamo avere qualche infarinatura di tecnica della traduzione (o almeno crediamo di averla), eppure ben pochi fra noi hanno veramente studiato Traduzione (non Lingue, che è diverso).

Siamo sicuri di saperne davvero a sufficienza?

Quando sento la gente, come nel commento riportato più in basso, che si appella alla musicalità, mi chiedo seriamente chi abbia affermato che la traduzione (della prosa o della poesia?) debba essere per forza musicale. E se l’autore non avesse voluto essere musicale? O non avesse voluto essere musicale allo stesso modo in cui è musicale un verso in italiano? Dopo aver tanto sentito parlare di musicalità dagli individui più disparati, ormai mi chiedo se non si tratti più di un concetto che i critici del web ripetono per imitazione.

Se ritraduciamo una poesia o un libro che ha privilegiato la musicalità italiana sul senso originale, vogliamo rifare esattamente lo stesso esercizio di stile, o ci vogliamo approcciare con un’intenzione diversa? Se Fatica avesse dovuto lasciare inalterati i nomi e le poesie della Alliata-Principe, perché ormai radicati nell’immaginario italiano e troppo cari ai fan, che senso ha fare una nuova traduzione? Un traduttore (e un autore) deve davvero lavorare avendo come punto di riferimento i sentimenti dei fan? O forse è più corretto concentrarsi sulla leggibilità e correttezza dell’opera?

Io sono una persona che pensa sempre di non sapere nulla, anche quando effettivamente so qualcosa. Ecco perché, le poche volte in cui so di sapere ci tengo così tanto a dirlo! E mi rendo conto di essere un po’ in controtendenza rispetto a molti Italiani, che hanno il solito atteggiamento secondo il quale tutti sanno fare il mestiere di tutti. Il problema è che non è così. Ciò non significa che non si possano avere opinioni anche su questioni che esulano dal nostro campo di competenza.

Le opinioni non sono insulti

Tuttavia, un’opinione non è un raglio in cui si dice che “Fatica è un cane, perché noi sì che sappiamo come si traduce Tolkien! Noi sì che avremmo fatto un lavoro migliore! Siamo i fan! Noi abbiamo letto Tolkien a 10 anni!”

La traduzione di Fatica può piacere o non piacere, può essere criticata, può far sorgere dei dubbi. Ma dai dubbi al “una scimmia può fare lo stesso lavoro di Fatica” c’è una certa differenza:

Ok la traduzione più vicina all’originale, ma è un ragionamento da scuola superiore. Una traduzione dev’essere musicale innanzi tutto. Questi hanno fatto il compitino per tirarsela da grandi traduttori, ma persino una scimmia con un dizionario in mano lo fa. È dare alla traduzione la medesima poesia dell’originale l’obiettivo, non avvicinarsi il più possibile al linguaggio in cui è scritto. 

L’importanza di assicurarsi di avere una visione di insieme

Ma la cosa più importante è che non si può ghigliottinare la nuova traduzione in toto perché non ci è piaciuta la resa della Poesia dell’Anello. Non possiamo insultare Fatica perché non ci piace Samplicio.

A parte il fatto che no, non potreste e non dovreste insultare Fatica a prescindere, ma anche se fosse non avrebbe senso cestinare un libro di 300 e passa pagine per le prime due righe. Soprattutto se non sapete il motivo per cui nella seconda riga de La compagnia dell’anello c’è scritto undicentesimo e non centoundicesimo, eppure decidete comunque di chiudere il libro in quel punto e di andare ad insultare Fatica su Facebook.

Non siete obbligati a leggere La compagnia dell’anello tradotta da Fatica, non siete obbligati ad apprezzarlo o a comprarlo. Potete anche decidere di non leggerlo basandovi sulla Poesia dell’Anello: la vita è la vostra e potete impiegare il vostro tempo come meglio credete.

Tuttavia, quando enunciate i vostri giudizi sulla traduzione di Fatica nel suo insieme, assicuratevi di averla davvero letta. Assicuratevi di avere quel minimo di onestà intellettuale.

E se volete argomentare la vostra posizione sfoggiando la vostra superiore conoscenza di Tolkien, assicuratevi di conoscere davvero Tolkien. Essere fan non significa essere esperti di Tolkien.

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