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Il vendicatore – Episodio 7: Recensione della seconda stagione di The Mandalorian

Parliamo del settimo episodio della seconda stagione di The MandalorianIl vendicatore, in cui i nostri eroi devono scoprire dove è tenuto prigioniero Grogu, con l’aiuto dell’ex-imperiale Migs Mayfeld.

Siamo al penultimo giovedì prima del finale di stagione, e torniamo come sempre a parlare della seconda stagione di The Mandalorian. Oggi parleremo dell’ultimo episodio uscito, Il Vendicatore, che in originale si intitolava The Believer. Perché abbiano deciso di cambiare così tanto il senso del titolo va oltre la mia comprensione, ma vabbe’.

Prima di passare all’articolo vero e proprio, vi ricordo che l’anno scorso abbiamo scritto una serie di approfondimenti di lore su tutta la prima stagione di The Mandalorian! Potete recuperare questi articoli nei link seguenti: 1×011×021×031×041×051×061×07 e 1×08Qui invece potrete trovare la recensione della prima stagione. Ai seguenti link potrete trovare le mie riflessioni sui primi due episodi della seconda stagione di The MandalorianLo sceriffoIl PasseggeroL’EredeL’AssedioLa Jedi e La tragediaIn questo articolo, invece, abbiamo parlato delle recenti polemiche sorte attorno alla figura di Gina Carano. In quest’altro articolo, poi, abbiamo parlato del body-shaming subito da Temuera Morrison.

ATTENZIONE: QUESTO ARTICOLO CONTIENE SPOILER!

Fennec Shand ne Il vendicatore
Fennec Shand ne Il vendicatore

Breve sinossi de Il vendicatore

Dopo che abbiamo pianto per la distruzione della Razor Crest e il rapimento di Grogu, Il vendicatore ci porta subito a vedere l’ex-Imperiale Migs Mayfeld, impegnato a smontare vecchi caccia TIE in un campo di prigionia della Nuova Repubblica. Mayfeld viene preso in custodia da Cara Dune e interrogato da Din Djarin, perché ai nostri protagonisti servono le autorizzazioni imperiali per trovare la base di Moff Gideon e liberare Grogu.

Borbottando e tentennando, Mayfeld accetta di aiutare Din e compagni. Così, il nuovo party di avventurieri può partire, a bordo dello Slave I di Boba Fett, alla volta del pianeta Morak, dove sorge una base imperiale dedita all’estrazione del Rhydonium. Il piano è semplice: due di loro dovranno travestirsi da piloti di trasporti Juggernaut, infiltrarsi nella base ed essere sicuri di non essere ricercati dall’Impero per accedere al terminale con le informazioni. Peccato che il party sia composto da ricercati dall’Impero, ad eccezione di Mayfeld e Din. Così, il nostro protagonista dovrà liberarsi dell’armatura in beskar per indossarne una imperiale, lasciando sempre nascosto il viso sotto un nuovo casco.

L’infiltrazione nella base imperiale

Dopo aver affrontato un gruppo di pirati locali intenzionati a far saltare in aria il Rhydonium, Mayfeld e Din vengono raggiunti e aiutati dagli altri soldati imperiali, che li accolgono alla base come degli eroi. Gli ostacoli, però, non sono finiti: Mayfeld riconosce Valin Hess, un suo vecchio superiore, nella mensa, proprio vicino al terminale che devono usare. Temendo di essere riconosciuto, Mayfeld propone di abortire la missione.

Ma Din non è disposto a rinunciare alle informazioni per salvare Grogu, e quindi prende in mano la situazione ed entra lui nella mensa degli ufficiali, togliendosi l’elmo per accedere al terminale. Profondamente scosso dall’aver disobbedito al dogma del proprio credo, Din non riesce ad avere la prontezza di spirito di rispondere alle domande di Valin Hess, incuriosito dalla goffaggine del protagonista.

L’Operazione Cenere e la chiusura della missione

La situazione viene momentaneamente salvata da Mayfeld, che con la sua parlantina e la sua conoscenza dei protocolli imperiali riesce a intortare Hess. L’ufficiale, dunque, propone un brindisi in onore dell’Impero e, dopo le chiacchiere vuote iniziali, Mayfeld propone un brindisi all’Operazione Cenere, ossia al genocidio di interi pianeti dopo la morte dell’Imperatore. Hess non mostra alcun pentimento per le proprie azioni passate ed anzi saluta con gioia devastazioni simili in futuro, grazie al Rhydonium che stanno estraendo. A questa notizia, Mayfeld perde la propria freddezza e spara a Hess sotto allo sguardo incredulo di Din.

Ridando il casco al Mandaloriano e giurandogli che si sarebbe dimenticato del suo volto, Mayfeld segue Din sul tetto dell’edificio, dove vengono recuperati da Boba Fett, grazie al fuoco di copertura di Cara e Fennec. Dalla nave, Mayfeld spara al Rhydonium della base, facendo saltare in aria la struttura.

Successivamente, Din e Cara liberano Mayfeld, convinti della sua buona volontà di non unirsi mai più all’Impero. Il party è dunque pronto per cercare Moff Gideon, al quale viene infatti recapitato un messaggio di Din: poiché Grogu per lui è più importante di qualsiasi altra cosa, Gideon può star sicuro che il Mandaloriano se lo verrà a riprendere.

Din Djarin e Boba Fett ne Il vendicatore
Din Djarin e Boba Fett ne Il vendicatore

Elementi positivi de Il vendicatore

Ne Il vendicatore non succede tantissimo. Si tratta principalmente di un episodio di passaggio, in cui il protagonista deve affrontare le conseguenze de La tragedia e venire a patti con ciò che è disposto a fare per recuperare Grogu.

Proprio per questo, però, Il vendicatore è un episodio che, pur essendo pieno d’azione, ha anche delle belle tinte intimiste.

L’azione iniziale è stata molto divertente e molto ben costruita. Riesce da sola a intrattenere e a raccontare tantissimo: com’è la vita degli Imperiali su Morak, come sono i pirati locali e quanto Din si ritrova in difficoltà con un’armatura e delle armi diverse. La combo tra la velocità di marcia necessariamente ridotta (pena esplosioni) e il pericolo dei pirati è anche un’ottima ispirazione per uno scontro teso in un gioco di ruolo.

Le ottime performance di Pedro Pascal e Bill Burr

Sicuramente, Il vendicatore si prende il suo tempo per esplorare il personaggio di Din e il modo diverso con cui si approccia al dogma del non togliersi mai l’elmo. In tal senso, vediamo finalmente sbocciare i semi del cambiamento nel credo di Din, piantati prima da Bo-Katan e poi da Boba Fett. Come previsto, quindi, poco a poco il protagonista inizierà a togliersi l’elmo più spesso, anche per sfruttare la grande espressività di Pedro Pascal.

L’attore, infatti, è già bravissimo a trasmettere le emozioni di Din da sotto l’armatura, e una volta che si è tolto l’elmo ne Il vendicatore abbiamo potuto goderci tutta una serie di sottili cambi di espressione, che dicono moltissimo sul carattere del personaggio. Pascal riesce a rendere quanto il protagonista sia da un lato poco avvezzo a usare la mimica facciale per comunicare, e dall’altro praticamente incapace di nascondere ciò che pensa, non controllando le micro-espressioni del proprio volto.

In tal senso, la recitazione di Pascal è completamente opposta a quella di Bill Burr, che interpreta Mayfeld, il quale usa per tutto episodio la propria mimica facciale per trasmettere un senso di simpatia e tranquillità agli altri Imperiali. Il solo momento in cui vediamo questa mimica facciale volontaria venire meno, per essere sostituita dalle micro-espressioni involontarie, è quando Mayfeld scopre per cosa verrà utilizzato il Rhydonium. È quando i ricordi del passato riemergono che vediamo sgretolarsi la facciata di Mayfeld.

C’è poco da dire, insomma: in questo episodio Pascal e Burr hanno dato prova della loro bravura. Aggiungendo anche l’ottima e disturbante performance di Richard Brake nei panni di Valin Hess, Il Vendicatore è un episodio pieno di eccellente recitazione.

Il ciclo dell’immedesimazione negli Imperiali

Non posso poi non spendere alcune parole sull’espansione dell’ambientazione di Star Wars che avvengono in questo episodio.

Apprezzo molto che si sia parlato dell’Operazione Cenere e di come questa abbia creato una frattura tra gli stessi imperiali. Vedere questo tipo di sfaccettature e di diversità all’interno dell’altrimenti anonima macchina imperiale è rinfrescante. In tal senso, Il vendicatore ci permette di entrare sul serio nella quotidianità dell’Impero, vedendo quanto alcuni Imperiali abbiano una visione distorta degli eventi, e quanto altri invece siano estremamente consapevoli del male che stanno facendo, senza però farsi un esame di coscienza.

Abbiamo infatti visto diverse volte i protagonisti di Star Wars infiltrarsi tra gli Imperiali, ma mai a dover combattere insieme agli Imperiali. In questa situazione, il fatto di trovarsi dallo stesso lato della barricata permette a Din e Mayfeld (e a noi spettatori) di vedere il lato meno antagonistico degli Imperiali, e di capire quanto questa situazione li faccia sentire non come gli invasori che effettivamente sono, bensì come eroi che resistono alle avversità per portare avanti una causa superiore. E per qualche minuto siamo persino disposti a provare simpatia per loro.

Finché non incontriamo Valin Hess e ci ritroviamo a sentirci come Mayfeld, ossia con tanta voglia di sparargli. (Il cognome di Hess non è casuale, poiché è lo stesso di uno dei vice di Hitler, Rudolf Hess!) E questo a sua volta ci porta a identificarci con un altro Imperiale ancora, Mayfeld, il quale però, questa volta, comprende le menzogne dell’Impero e vuole redimersi.

Questo ciclo di immedesimazione negli antagonisti è estremamente ben fatto, secondo me.

Din Brown Eyes Djarin ne Il vendicatore
Din Brown Eyes Djarin ne Il vendicatore

Elementi negativi de Il vendicatore

Non ho niente di veramente negativo da dire su Il vendicatore.

Avrei voluto che fosse più lungo e che ci mostrasse di più quanto Din sia stato scosso dall’essersi tolto l’elmo, magari con un confronto con l’altro Mandaloriano del party, Boba Fett, o con la persona del gruppo che conosce meglio, ossia Cara Dune. Sarebbe stato bello vedere più dialoghi tra i personaggi in generale, secondo me. Ma io sono un’amante dei dialoghi e dei personaggi che esprimono se stessi chiacchierando, quindi non faccio testo!

Conclusioni

C’è poco da dire: Il vendicatore non è l’episodio più pieno e interessante di The Mandalorian, ma a me è piaciuto moltissimo. Credo che porti in tavola diverse riflessioni gustose e che sviluppi bene i propri personaggi principali, sebbene gli altri siano lasciati un po’ sullo sfondo.

Il discorso su quali linee siamo disposti ad attraversare quando le cose si mettono male è ben gestito e ben utilizzato nel corso dell’episodio. Il ciclo di umanizzazione e decostruzione degli Imperiali funziona ottimamente. La faccia di Pedro Pascal e i suoi baffi mi hanno tirato su il morale per giorni interi.

Ho paura che tutta la serotonina che questa puntata mi ha trasmesso sarà spazzata via da un finale triste nella prossima puntata. Ma devo ammettere che una parte di me sarebbe contenta di non avere un happy ending per questa stagione, perché sarebbe davvero telefonatissimo. E, nel mentre, un’altra parte di me vuole solo vedere questi quattro avventurieri fare cose fighe in giro per la galassia, con il loro pargolo verde nella tracolla e nessun problema all’orizzonte. Vedremo se domani dovremo ridere o piangere.

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