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Codex Venator: Martino Della Torre

“Abominio” era un termine inadatto e volgare, secondo il Signore del borgo, e non esprimeva altro che un concetto che rischiava di minacciare la Menzogna. Dopo quella notte, importante e terribile al tempo stesso, tantissime cose avevano perso di significato per lui. Era diventato qualcosa di più, e aveva assunto una forma che gli aveva dato la forza di lottare per ciò in cui credeva. Tuttavia, i suoi nuovi poteri erano giunti con una consapevolezza terribile. Diverse volte Martino aveva provato a convincere la sua Famiglia ad accettare la verità, a salvarsi e guardare oltre il Velo, ma non era stato neanche in grado di convincere Leandro.

Martino passò accanto allo scaffale dove conservava ancora quel prezioso tomo. Sovrappensiero l’ex Capofamiglia Della Torre lo aveva superato, prima di rendersi conto di come i suoi pensieri fossero caduti su di esso proprio mentre vi si avvicinava. Era stata una coincidenza, oppure il Codex Predator aveva un modo per richiamare le persone?

Il Signore del Borgo sfiorò con le dita il libro, rimanendo in quella posizione mentre la sua mente vagava. Chi aveva scritto quelle pagine? Perché si trovavano in possesso dei Della Torre? Domande che lo spaventavano quasi quanto il loro contenuto. 

Quella notte aveva perso l’ingenuità tipica di tutti i Nobili Cacciatori, impegnati nei loro giochi per bambini. Politica, Impero e Dogma avevano assunto per Martino un valore inferiore ai concetti di vento, sole e pioggia. Per questo motivo aveva lentamente delegato i suoi compiti a Leandro e all’Aasimar, limitandosi a scuotere la testa di fronte ai loro tafferugli. Si era allontanato da loro, dedicando sempre meno attenzione a questi passatempi. La sua mente era impegnata da obiettivi più semplici, forse, ma essenziali. Voleva che i Nobili Cacciatori rimanessero uniti, non che si pugnalassero alle spalle.

Anche quando si trovava in presenza delle altre Famiglie, la mente di Martino Della Torre era assente. Una parte di lui riteneva importante la protezione di Milano, la Città che amava, ma gran parte del suo nuovo essere era ossessionata dalla stessa domanda: era giusto condividere quello che sapeva? Poteva liberare la maggioranza dei Nobili Cacciatori dalla Menzogna ma, Martino si chiese, quanti di loro avrebbero saputo convivere con una simile verità?

Lui stesso aveva ritenuto saggio nascondere la sua rinascita e non mostrare in pubblico la sua Vera Forma. Non lo aveva fatto per proteggere se stesso, ovviamente, ma la sua Famiglia. Era ancora legato ai Della Torre e avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerli. Purtroppo, alla fine, era giunto anche per lui il momento di rivelarsi. Ma, incredibilmente, non era comunque stato Martino a far precipitare il buon nome della Famiglia.

Gli automi di Leonardo Da Vinci erano spariti con una carovana mentre stavano trasportando merci preziose. Il Siniscalco Malus Ombralama aveva decretato che qualsiasi minaccia fosse riuscita a disfarsi delle macchine meritasse l’attenzione dei Nobili Cacciatori. Ben presto Martino e il suo gruppo di Caccia si erano ritrovati in un labirinto di cunicoli nei pressi del bosco delle Groane. Non sapevano ancora cosa stessero inseguendo, ma gli effluvi velenosi, prodotti da qualsiasi fosse l’abominio responsabile, stavano rendendo la zona piena di pestilenze e carestia. 

Gli infausti cunicoli erano abitati dal principe Groan, una creatura serpentiforme che regnava sul bosco e su tutto ciò che vi si trovava al di sotto. La battaglia contro l’abominio, sebbene Martino avesse già da diverso tempo abbandonato questo impreciso vocabolo, aveva reclamato la sua vittima in Leandro Della Torre.
Sfortunatamente, il chierico imperiale che si trovava con loro aveva optato per una resurrezione… particolare. L’anima e il Sangue del Nobile Cacciatori erano stati mantenuti, o almeno così sperava Martino, ma la sua forma umana era stata tramutata in quella di una tiefling. L’ex Capofamiglia dei Della Torre sperava con tutto se stesso che il suo successore facesse la cosa giusta, togliendosi nuovamente la vita per venire Rimembrato in Città con il suo vero corpo… Tuttavia lo spirito di autoconservazione di Leandro lo aveva spinto a rifiutare prima la richiesta della sua futura moglie, poi l’ordine, di Martino. Con il suo ritorno a Milano aveva mandato a monte non solo il matrimonio con Ivana Lurani, presente nel loro gruppo di Caccia, ma anche il buon nome della Famiglia.

Come se tutto ciò non fosse stato sufficiente, durante la battaglia contro Groan Martino era stato costretto a rivelare la sua Vera Forma. Ucciso il principe, aveva scelto di risparmiare i Nobili Cacciatori, per dimostrare loro che non tutti gli abomini fossero una fonte di pericolo.

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