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City Hunter: Private Eyes

“City Hunter: Private Eyes” il cui titolo originale è “City Hunter: Shinjuku Private Eyes” è il secondo film d’animazione legato a Ryo Saeba e alla sua socia d’affari Kaori Makimura. In Italia il film è stato trasmesso nelle sale cinematografiche a inizio settembre. Purtroppo la cultura dei film d’animazione giapponesi non riesce a fare breccia nei cinema italiani, costringendo i fan a incastrare tutta la visione in quelle singole tre giornate l’anno. Fortunatamente di recente Netflix ci ha portato questo piccolo gioiello di animazione e di risate, permettendo a molti di recuperarlo.

Sinossi

Dal punto di vista della trama del film, non ci sono grosse sorprese che non siano già state rivelate durante la fase di promozione della pellicola. Ryo e Kaori vengono ingaggiati da una studentessa di medicina, sopravvissuta a diversi attacchi alla sua persona. Il noto duo compare giusto in tempo per tirare fuori la giovane dai guai in cui si è cacciata e, da quel momento in avanti, rientra sotto la protezione del noto “Hunter” (nome con cui era conosciuto nel doppiaggio italiano).

City Hunter: Private Eyes, la recensione - Movieplayer.it

Sempre il solito City Hunter ma con una consapevolezza diversa

Il film sembra essere un grande tributo alle storie creato dal maestro Tsukasa Hojo, autore anche del celebre manga “Occhi di Gatto”, sebbene rilegga alcune uscite e riferimenti erotici con la consapevolezza moderna degli anni 2000, piuttosto che con quella degli anni 80. Questo non vuol dire che Ryo abbia smesso di inseguire mutandine e reggiseni ma che, fin dall’inizio del film, gli venga fatto notare come “Non si sia più negli anni 80 e che debba aggiornarsi”. In questa sorta di messaggio si trova tutto quello che dobbiamo tenere a mente del film “Stiamo guardando una storia, creata nel 2019, di un personaggio degli anni 80”. Non serve dunque un genio per cogliere il fatto che molte cose che vedremo possano tranquillamente passare per molestie, al giorno d’oggi, ma all’epoca facevano parte del repertorio comico di City Hunter e come tale vanno viste. 
Un altro degli elementi che rendono questo film un tributo a Tsukasa Hojo è la presenza di Rui, Hitomi e Ai Kisuki, segnando il grande ritorno delle temibili “Occhi di Gatto” sul grande schermo.

Aspetto tecnico

I fan giapponesi sono stati premiati con il ritorno del cast originale della serie animata, che ha portato una ventata di nostalgia nelle sale. Per quello che riguarda il panorama italiano, abbiamo il ritorno di Guido Cavalleri a dobbiamo Ryo, che per me è già sufficiente a giustificare la visione della pellicola.
Dal punto di vista della regia, incredibilmente, abbiamo il ritorno di Kenji Kodama, un regista che non ha bisogno di presentazioni dopo i suoi lavori su “Occhi di Gatto”, “City Hunter”, “Lupin III” e alcuni film di “Detective Conan”.
Il ritmo della storia è in un crescendo continuo, tipico delle storie di Ryo Saeba, e musica e proiettili incorniciano alla perfezione la narrazione, portando a colpi di scena non particolarmente imprevedibili ma capaci di strappare qualche sorriso.

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