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Andor – Un Dannato Capolavoro

Avete letto bene, non si tratta di un errore di battitura. Andor è, a tutti gli effetti, un capolavoro; una scrittura mai vista fino ad ora nel panorama SW (con Rogue One appena sotto grazie a qualche battuta dal facile rimando Marveliano) e personaggi praticamente perfetti. Basterà questa serie perfetta a far riemergere Star Wars dall’abisso dei sequel? Soprattutto: sarebbe giusto far riemergere il titolo Star Wars con Andor? In questa recensione con moltissimi spoiler vi parliamo di come questa serie sia dannata e eccezionale.

Andor è una serie TV tratta dall’universo Star Wars che narra la storia Cassian Andor, umano ribelle già visto in Star Wars: Rogue One. I 12 episodi di Andor fanno da prequel all’unica apparizione del personaggio, mostrando personaggi ricorrenti nell’universo Star Wars e sempre rimasti sullo sfondo. La serie è particolare perché usa un linguaggio molto duro e crudo; si tratta sicuramente di uno dei pochi prodotti a marchio Star Wars non disegnati per essere fruibili da tutti. Alle tematiche forti si accompagnano personaggi ben disegnati e tridimensionali, una trama ben scritta ed una colonna sonora paurosa.

Andor, una scena della Serie TV Disney +
Andor, una scena della Serie TV Disney +

Da dove partiamo con Andor?

Prima di lanciarci in cosa è Andor, partiamo dal disegno d’insieme. Andor è un prodotto dell’insieme Star Wars, uno dei titoli probabilmente più conosciuti sul globo. Io sono tuo padre, Che la Forza sia con Te, Galassia Lontana Lontana sono tre frasi che, mediamente, chiunque conosce o ha sentito. La popolarità di Star Wars l’ha portato ad essere una pietra miliare dell’universo nerd, complice anche le tante spinte capitalizzanti ed esplosive che questo universo ha ricevuto grazie a The Big Bang Theory e D&D.

Il fenomeno commerciale di Star Wars non poteva quindi passare inosservato e, dopo la recente acquisizione da parte della Disney, “questa generazione” ha ricevuto 5 nuovi lungometraggi; 3 che hanno esteso il canone a 35 anni dopo il 6°, a detta di molti fan (o pochi e rumorosi) inguardabili. Due di questi approfondendo ciò che era già stato raccontato, ovvero Solo (riguardante Han Solo) e Rogue One (riguardante la ribellione). Dalle ceneri di quest’ultimo è nata Andor, la serie di cui parliamo oggi.

Galassia Vicina Vicina

Andor eccelle nel parlare di una Galassia Vicina Vicina come se fosse una Lontana Lontana. L’impero, con il suo sforzo costante per il controllo; le vite dei poveri schiacciate tra lavori usuranti e svaghi mediocri; una classe politica lontanissima dalla realtà dei cittadini. Tutti elementi che chiunque può portare nel presente con varie declinazioni politiche, giuste o sbagliate: ecco quindi che la l’establishment diventa il Deep State, la Dittatura Sanitaria, il Capitale, Il Fascismo.

Mi espongo nel dire che Andor è la serie più anarchica che abbia mai visto (ed è anche quella che apprezzo di più). Non c’è spazio per il feticismo verso le belle uniformi dell’Impero, che la figura di Vader, nella sua redenzione, è riuscita a far digerire a tutti. L’Impero, in Star Wars rappresentazione del nazifascismo, è orribile e non c’è posto per incomprensioni. Abbiamo spesso visto negli anni l’Impero prestarsi a spalla comica: gli Stormtroopers incapaci di colpire qualcosa, gli addetti alla manutenzione stupidi ed i generali inetti. In Andor l’impero fa paura perché ad affrontarlo non ci sono cavalieri Jedi pew-pew, ma persone normali. E dalle persone normali, alle volte, nascono improbabili eroi, ed Andor è uno di questi.

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Andor, una scena della Serie TV Disney +
Andor, una scena della Serie TV Disney +

Che la Forza sia con Te Andor

Il percorso di Cassian Andor (Diego Luna) non è però una strada dritta verso la Resistenza e la Ribellione. Inizia piano, lentamente, nella vita di tutti i giorni, tra scambi non autorizzati e qualche credito fatto di contrabbando. Poi incontra due guardie troppo vogliose di far valere il proprio potere e si accorge che non riesce più a strisciare nell’ombra. Non c’è più posto per lasciare la battaglia agli altri. È ora di combattere perché, volente o nolente, l’Impero esiste ed è più forte se tutti “dormono“.

Ad aprire la strada alla Ribellione, per il pavido Casssian, è Nemik. “La libertà è un’idea pura, arriva spontaneamente“, come cita il suo Manifesto, è la dichiarazione più pura e inattaccabile ai valori della Ribellione. Una ribellione che, su Aldhani, Andor vede succedere ma si rifiuta di seguire. Ma, come già successo, una volta che noti l’esistenza dell’Impero non puoi più farne a meno. Ed ecco che venir catturato e mandato in un campo di prigionia, per Cassian, è l’inizio di una battaglia che non ha più a che fare con gli altri, ma con sé stesso. Come è stato fin dall’inizio, d’altronde.

Io sono tua madre

Tra tutti i personaggi che interpretano una faccia della ribellione vorrei concentrarmi prima su quella che mi ha colpito di più: Maarva (Fiona Shaw). La madre di Cassian aveva il suo giro di contrabbando, ha trovato il piccolo Andor ma è sempre stata una ribelle. L’età avanzata gli impediscono di prendere parte alla ribellione dura e pura ma ciò non significa che non possa fare qualcosa. Il suo discorso, al funerale, è il monito alla generazione futura di non dormire. Di non lasciar passare l’Impero ma di combatterlo, perché dormendo non si fa altro che il suo gioco.

Ho paragonato Maarva alla figura dei nostri partigiani: persone che hanno combattuto e che ora ci stanno abbandonando, ma che al loro interno ospitano ancora lo spirito della ribellione. Che magari si rendono anche conto che non possono più prenderne parte come avrebbero fatto ai tempi, ma non si arrendono al fatto che le cose debbano cambiare.

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Andor, una scena della Serie TV Disney +

Sorridi Caro

Il secondo personaggio di cui vorrei parlare è Mon Mothma. Un personaggio femminile (come tanti, nella serie) molto forte e rappresentazioni delle élite. Le élite dissidenti che, nelle loro torri d’avorio, cercando un modo di distruggere l’Impero dall’interno. Una lotta continua quanto inutile fatta nelle comodità di uno status quo che li rende praticamente intoccabili. Ed ecco che, quando Mon Mothma aderisce alla ribellione, comincia a vedere l’Impero con la sua costante necessità di controllo.

Ecco che, quando nel concreto si comincia ad apporsi, la stretta dell’Impero si fa più forte. Ed il sacrificio da attuare sull’altare della Ribellione è enorme come per lei così per tutti coloro che l’hanno intrapreso prima. Genevieve o Relly è straordinaria nel rappresentare (forse proprio complice la provenienza irlandese?) la necessità di una rivoluzione di aspettative, lontana dalle idee che qualcosa si possa salvare nel processo. Tutto dovrà cambiare, se si vuole il cambiamento.

Una vita di fantasmi

Ultimo ma non per importanza è Luthen Rael, interpretato da un fenomenale Stellan Skarsgard. Luthen è la faccia sporca della Ribellione, quella fatta di sacrifici necessari, di mezzi non convenzionali. È la parte che piace di meno, quella di cui faremo tutti volentieri a meno ma che accettiamo perché necessaria. È il riassunto dei mezzi dell’Impero con una bandiera differente e per questo figura come una via di mezzo tra un complice ed un antagonista.

Il suo monologo, nei corridoi dei bassifondi di Coruscant, è incredibile. Ci mostra quanto una persona può scavare per combattere, quanto è forte la sua ostinazione e la sua brama per la distruzione. Ma ci preannuncia anche una sua possibile fine, una volta che non ci sarà più nulla per cui combattere o le differenze tra i metodi saranno semplice abbaglio dell’ideologia. Il fine giustifica i mezzi, d’altronde, è una frase infelice che si presta bene al suo personaggio, per ora.

Andor, una scena della Serie TV Disney +
Andor, una scena della Serie TV Disney +

L’Impero tra Syril e Dedra

L’impero è rappresentato al meglio con due diversi punti di vista. Syril, incapace insicuro e appena arruolato tra le fila dell’Impero, sogna la sua grandezza e la necessità di ordine lo spinge tra le braccia della tirannia. Dedra, capace e astuta sorvegliante, capisce bene che il cameratismo è mera propaganda e conta solo chi sta più in alto nella scala, non importa quanto dovrà sporcarsi le mani per scalare.

Entrambi lavorano per l’impero, entrambi supportano una macchina che li opprime, sì, ma opprime molto più gli altri, e quindi va bene. Accettano l’essere nella società perché questa non li opprime ed entrambi hanno devozione cieca (o forse no?) per un meccanismo fatto da persone per controllare altre persone. Sono i collaboratori, i fiancheggiatori, i meccanismi dell’Impero e quindi, di rimando, al Nazifascismo. Personaggi negativi, viscidi, insicuri, spesso incapaci e destinati al fallimento.

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Oltre i personaggi di Andor

Menzione a parte alle musiche, curate da Nicholas Britell, straordinarie e capaci di aggiungere/togliere sensazioni ad ogni scena. High pitch e corti silenzi nella sceneggiatura del funerale di Maarva e del colpo su Aldhani, così come nella fuga da Narkina 5 sono veri saggi musicali su come creare aspettativa nel pubblico con l’uso del suono, e Britell è stato eccezionale.

Menzione d’onore va poi data ai costumi e alle scenografie, sottolineate da una regia capacissima; Andor appare vero, reale, tridimensionale e umano come mai prima d’ora è apparso uno Star Wars. Ed è giusto così. Si potrebbe parlare per ora su quale personaggio è stato reso al meglio, chi ha interpretato meglio qualcosa o quale cosa. Ma in Andor, come in una tragedia umana, tutti i personaggi sono sfaccettature dell’umanità. Ed è per questo che è un capolavoro.

Andor, una scena della serie TV Disney +

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